Onorevoli Colleghi! - La legge quadro sulle aree protette 6 dicembre 1991, n. 394, prevede (comma 1 dell'articolo 7) misure di incentivazione che consentono ai comuni e alle province il cui territorio è compreso, in tutto o in parte, entro i confini di un parco nazionale e a quelli il cui territorio è compreso, in tutto o in parte, entro i confini di un parco naturale regionale, di godere di priorità nella concessione di finanziamenti statali e regionali.
      Gli interventi, previsti nel piano per il parco, per la cui realizzazione è attribuita la suddetta priorità sono:

          a) restauro dei centri storici di particolare valore storico e culturale;

          b) recupero dei nuclei abitati rurali;

          c) opere igieniche e idropotabili e di risanamento dell'acqua, dell'aria e del suolo;

          d) opere di conservazione e di restauro ambientale del territorio, ivi comprese le attività agricole e forestali;

          e) attività culturali nei campi di interesse del parco;

          f) agriturismo;

          g) attività sportive compatibili;

          h) strutture per la utilizzazione di fonti energetiche a basso impatto ambientale, quali il metano e altri gas combustibili nonché interventi volti a favorire l'uso di energie rinnovabili.

      Il comma 2 dell'articolo 7 della citata legge n. 394 del 1991 prevede che «Il medesimo ordine di priorità di cui al comma 1 è attribuito ai privati, singoli od associati, che intendano realizzare iniziative produttive o di servizio compatibili con le finalità istitutive del parco nazionale o naturale regionale».

 

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      Allo stato, l'applicazione concreta di tali disposizioni risulta completamente disattesa, vanificando, così, le giuste e legittime esigenze e le aspettative delle popolazioni residenti nelle aree protette.
      Del resto, la promozione e il sostegno delle iniziative produttive ed economiche rientrano nelle grandi finalità ispiratrici e nelle scelte di fondo della legge 6 dicembre 1991, n. 394, ai fini di una compiuta e incisiva valorizzazione delle aree protette. È questa la direzione da seguire per legare, in una visione culturale e politica moderna e completa, la tutela del territorio, la cura e la salvaguardia dell'ambiente e uno sviluppo economico ecocompatibile, che sappia esaltare le tante risorse naturali e le tante bellezze dei nostri borghi, che rendono unico e ammirato in tutto il mondo il nostro Paese.
      È noto peraltro che, soprattutto nel Mezzogiorno, le aree protette insistono prevalentemente in territori in ritardo di sviluppo e marginali e che, allo stato, la normativa vigente non ha previsto forme di incentivo e di sostegno per le attività imprenditoriali e produttive dei settori menzionati.
      È altrettanto noto che queste stesse aree, quando sono antropizzate, hanno un tessuto urbano fatto di piccoli e piccolissimi comuni che registrano forti fenomeni di spopolamento.
      A fronte di questa situazione resta inalterato il problema della lentezza e della farraginosità delle procedure di attuazione degli investimenti nelle aree protette, che continuano però a svolgere un insostituibile ruolo nel recupero d'identità di determinati territori e nello sviluppo di iniziative produttive sostenibili.
      Alla luce di queste considerazioni e del riaffermato ruolo che tali aree hanno nel Paese, sia perché custodi di un patrimonio di biodiversità naturale e culturale, sia perché presìdi territoriali necessari al contenimento di fenomeni di abbandono e di degrado ambientale (oltretutto costosi e perniciosi per la comunità), occorre introdurre forme adeguate di incentivo delle iniziative private che oggi sono sostenute solo formalmente, senza alcuna misura concreta.
      La proposta di legge riprende il testo di progetti di legge già presentati nella XIV legislatura, alla Camera dei deputati dal sottoscritto (atto Camera n. 4974) e al Senato della Repubblica dai senatori Liguori e altri (atto Senato n. 2749).
      Essa, fra l'altro, ben si inserisce in quel grande disegno culturale, politico e legislativo per la valorizzazione della «piccola grande Italia», per la tutela e per la promozione dei «piccoli comuni», portatori di un ricco patrimonio di storia, di cultura, di tradizioni, di valori, di tutela del territorio, di potenzialità economiche spesso inespresse, di una inedita e preziosa offerta turistica.
      E molti «piccoli comuni» sono ricompresi nel territorio delle aree protette.
 

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